INTERVISTA: Accorretti

Ci sono molti personaggi quest’anno al Ratatà Festival che si stanno facendo distinguere per il loro comportamento alquanto bislacco e di certo Accorretti è uno di quelli che, con il suo stile dirompente, si sta facendo distinguere. Parlaci un po’ di questo progetto. Cosa vuoi trasmettere?

Esistono epoche di frattura, di solito derivanti da un minimo evento che diventa di massima portata, o da una gigantesca onda che si riduce al nostro più piccolo dettaglio. Quello a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi sembra un atto, unico o in serie non sta a dirlo, di una prova generale. Le epoche di frattura si contraddistinguono per il gusto del semiserio, della prospettiva inciampata che sanno innestare sulle vite. La frattura è uno spazio interessante da abitare. Accorretti vorrebbe essere come quei cinquanta centrimetri di spaccatura, di faglia visibile del vettore, mentre I cacciatori imperversano nelle loro tane e nelle loro imprecazioni. Ci sentiamo come vedette di questa faglia, ci premuriamo di abitarla e di non fingere che non abbia una zona di azione che ci riguardi tutti.

Accorretti sembra essere un progetto alquanto giovane. Quali sono i progetti futuri o i sogni nel cassetto da voler realizzare?

Sicuramente tra i prossimi progetti c’è la fine di Accorretti. Che è l’unico sguardo al futuro che si è dato. Per il resto Accorretti vive il qui e ora. Cercando tra gli impulsi costanti. Accorreti al momento ha alcuni supporti in cui registra la sua presenza, come una pagina Facebook [https://bit.ly/2GozCK0], ma anche lì, ciò che c’è, il secondo dopo potrebbe non esserci più.

Come mai avete deciso di voler partecipare al Ratatà Festival?

Accorretti è un assiduo frequentatore del Ratata, lo infesta dalla prima edizione, in breve ha legato una buona dose di ricordi al festival. Esordire al Ratata col numero zero era praticamente un rituale obbligatorio. Non ha scelto il Ratata, c’è stato qualcosa.

Potete mandare un saluto per Macerata e per il Ratatà?

 

Michele Catinari