INTERVISTA: Delirium – Traumart Fanzine

Alessio Rosati è un disegnatore che si definisce svitato ed equilibrista. Ma dicci una cosa: come nasce Delirium – Traumart fanzine? Che cosa è?

A volte tendo a voler definirire troppo, anche nel disegno, come nelle relazioni, ma è tutto in mutamento, quindi la definizione stessa cambia di attimo in attimo. L’unica cosa sicura è che rimango un equilibrista, l’equilibrio mi rende sereno e mentre lo ricerco, sbilanciandomi da una parte all’altra, posso godere degl’alti e bassi della vita, trarne vantaggi o sofferenza, fortificazione ed esperienza. Delirium nasce a caso, in 4 giorni, nel marzo del 2017, con l’intenzione di creare qualcosa che mi permettesse di tornare a fare “mercatini” come quando vendevo acquerelli a fiere di paese o eventi, ma con uno stile più intimo e soprattutto incentrato sulla comunicazione a fumetti/illustrazioni e parole scritte. La mia è una fanzine che contiene fumetti per lo più estemporanei, per esempio mi viene in mente una cosa buffa o senza senso e me l’appunto, poi la ridisegno. Oppure davanti al monitor è capitato di fare cose da zero perchè mi mancava qualche pagina. Nell’ultimo numero ho messe anche delle poesie oltre a varie cavolate. Mi piace il contrasto di generi. L’idea del chi fa da sè fa per tre mi piace. Anche se adoro disegnare a quattro mani, e collaborare con altri, il metodo migliore per esser produttivi è fare da soli.

 

Quali sono i lavori che con il tempo ti hanno dato maggiori soddisfazioni?

Questa fanzine mi ha fatto conoscere il mondo delle autoproduzioni, ma tutto il meccanismo creativo per me è spesso capovolto. Io non penso a cosa fare e perchè. Prima lo faccio e poi inizio ad osservare quello che ho tirato fuori e a seguire la strada dove mi porta. In un certo senso è una danza a due, dove l’arte e l’istinto conducono per la maggior parte del tempo. Traggo soddisfazione dall’atto del disegnare come da quello di vendere le mie cose, ma il piacere maggiore è quello di potersi confrontare con gli altri. Parlare di mondi interiori o esteriori condivisi. Ciò che faccio, che sia un disegno o una poesia, può essere una chiave per accedere a una conversazione, poi non deve prendere la centralità che sta nello scambio di informazioni e nella conoscenza reciproca.

Perché hai deciso di partecipare al Ratatà festival?

Ho sentito parlare del Ratatà la prima volta da una mia amica del collettivo BohNoBeh. L’anno scorso non mi sono lanciato ovunque con Delirium, anche per questioni organizzative. Sono stato all’Olè, al Crack e in diverse situazioni in Toscana. Quest’anno volevo provare a lanciarmi di più, nonostante non sappia ancora dove dormire e se venire o no in auto, e spostarsi è dispendioso. Percepisco delle belle energie venire da Macerata, e non provare neanche a venire potrebbe crearmi del pentimento in futuro! Inoltre a questi eventi ci si conosce e si creano delle situazioni simili a quando da piccolo andavo al mare o in montagna e ritrovavo gli amici in vacanza. Si sta attaccati.

Puoi mandare un saluto per Macerata e il Ratatà?

Auguro tante belle cose a tutti gli organizzatori di questo festival, se non fosse per persone come voi molti di noi non uscirebbero dalle proprie tane e non avrebbero la possibilità di mostrare le proprie espressioni artistiche. Grazie e ciao!

 

Michele Catinari