Intervista: Mara Pidello

Fra i molti protagonisti di questa quarta edizione del Ratatà, che si terrà a partire dal 20 aprile fino al 23 aprile, troviamo anche lei: Mara Pidello. Da abili ficcanaso abbiamo deciso di rivolgerle qualche domanda in modo di farla conoscere anche a voi. Enjoy!

 

Se pensate che per conoscere una persona sia sufficiente farle una serie di domande, dedicarle del tempo e impegnarsi con qualche sforzo di memoria vi sbagliate di grosso. L’unica cosa che guarderete e vorrete guardare d’ora in avanti saranno i comodini. È proprio con questo oggetto di mobilio che Mara Pidello sceglie di fornirci un’accurata descrizione di sé. “Niente mi rappresenta più del mio comodino“: che cosa ci si può trovare sopra?

Un adattatore, crema per le mani svedese, auricolari attorcigliate, una pigna presa nei boschi dell’isola della Maddalena, due libri (uno di Margaret Mezzanini e l’altro di Chiara Gambale), bolle di sapone (annata 1998), una tazza vuota del 1999, un angioletto che mi ha regalato mia nonna per dormire meglio, biglietto del film “Room”, elastici per capelli e un bastone scozzese che deve diventare una fionda. 

Mara Pidello, di ventidue anni, ha una passione per la velocità fin da piccola. Faceva atletica, “sono sempre stata una bambina minuta, ma in atletica ero forte“, e le piacevano le macchine da corsa inaspettate come la Micra rossa modello del 1998, “una piccola Ferrari, anzi meglio perché inaspettata“. Mara ha frequentato lo IAAD Istituto D’Arte Applicata e Design di Torino, seguendo il corso di Communication and Graphic Design, dove ha conseguito la laurea.

Che cosa porterà quest’anno al Ratatà? 

Nella mia valigia metterò i miei Flip Book, una pianta, un timbrino, dei poster, delle mollette da bucato, due mie amiche e la mia polaroid.

E, ovviamente, il suo progetto di tesi che ha svolto con il Laboratorio Zanzara, una cooperativa sociale di Torino dove lavorano persone con disabilità mentale. Il titolo è “Mai troppo grandi” e può essere racchiuso in un suono “Trrr“.

Ho voluto esprimere il mio modo di vedere il design e la grafica cioè un qualcosa di utile per la società che ci aiuta a vivere meglio e che ha come soggetto le persone e le loro sensibilità. Non c’ è in particolare qualcosa che mi ha ispirato, ho cercato di unire ciò che ho vissuto insieme a loro alla mia storia personale e alla mia infanzia. 

Si tratta del lavoro di cui va più orgogliosa: “ho unito tutto quello che mi piace fare, e anche perché e l’unico“. È la prima volta che Mara si trova faccia a faccia con il Ratatà e, senza timore, ci confida le sue ansie.

È la mia prima esperienza, infatti sono un po’ agitata perché non so se il mio progetto piacerà.

Continuiamo così ad interrogarla sul festival e si può sentire un’atmosfera epica nelle sue parole: “Il Ratatà mi è sembrato il festival giusto al momento giusto.” Quando il Ratatà chiama, bisogna rispondere. Cosa l’ha spinta a prendere questa decisione?  

Perché ho 22 anni e ho voglia di iniziare a farmi conoscere con questo mio lavoro e conoscere questo ambiente. Vorrei che fosse il mio trampolino di lancio. In questi mesi che ho iniziato a conoscere un po’ di più il mondo dell’editoria e delle case editrici, ho capito che è abbastanza ostile.

Un festival che nasconde un movimento culturale dove il singolo soggetto che si autoproduce può non sentirsi solo. Le persone hanno la possibilità di mettere in comune le loro autoproduzioni e la loro visione del mondo.

 Noi siamo pronti ad accoglierla nella famiglia del Ratatà e, in attesa di vederci al Festival, vi lasciamo alcuni suoi lavori in anteprima.

 

 

MARA PIDELLO PER IL WEB

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