INTERVISTA: Storie da non raccontare

“Scrivere storie, una vera follia, dal momento che decidi di scrivere storie non ti vengono storie da scrivere; più ti arrovelli più il foglio si sbianca, più ci pensi più idee e personaggi fuggono lontano”. Così inizia il manifesto di Storie da non raccontare, un inizio molto esemplificativo. Ma come nasce questa attività?

Storie da non raccontare è un contenitore meticcio, in cui giocare con immagini, parole e diverse tecniche di rappresentazione (come il video, la carta stampata ecc…) per inventare nuovi linguaggi e soprattutto sorprendersi!

Quale è il significato del vostro nome Storie da non raccontare? 

Solitamente le storie si raccontano … la negazione “non” manleva da intenti “lineari” e lascia piena libertà al lettore e all’autore di giocare con gli elementi, senza avere aspettative o autocensure.

Chi sono i vostri componenti? E il vostro percorso artistico e professionale?

Componente è Lara Caputo e tutti gli abili illustratori e professionisti che hanno contribuito alla realizzazione delle storie, se siete curiosi sbirciate qui: http://cargocollective.com/storiedanonraccontare/Manifesto

Andando a visitare la vostra pagina Facebook ho visto che realizzate workshops con bambini per permettere loro di creare piccoli lavori. Come reagiscono di fronte a tutto questo?

Si! la nuova avventura delle storie, che va avanti da circa due anni, è quella di promuovere corsi e workshop in musei, librerie, scuole e qualsiasi spazio o festival che abbia voglia di dialogare. Partendo dalla struttura delle storie in cui è presente testo, immagini e diverse tecniche di realizzazione (come collage manuale/pittura ecc), i laboratori vogliono dare l’opportunità di lavorare con il pensiero divergente e andare un po’ “oltre” i modelli di narrazione che utilizziamo solitamente, promuovendo l’azione inventiva e il gioco, componenti essenziali per imparare e conoscere. I bambini!!!!!! custodi della meraviglia umana, si divertono un mondo, riconoscendo un linguaggio familiare. Poi ci sono i bambini mascherati da adulti che pure non scherzano! appena entrano negli “oltremondi” delle storie non vorrebbero più uscirne! è una vera terapia!

Avete in mente qualche progetto futuro? Come credete che sarete tra qualche anno?

Viviamo il presente presentissimo, lasciando scorrere il flusso … per ora così è andata alla grande! (in realtà vorremmo instillare il seme dell’anarchia nel sistema educativo mondiale ahaha)

Anche quest’anno parteciperete al Ratatà! Cosa porterete di nuovo questa volta?

Il mitico “collage selvaggio” in una veste tutta nuova di “maschere selvagge” da esibire in parata!Ci sarà colla, forbici, timbri, colori e immagini per sbizzarrirsi nel selvatico mondo del taglia/incolla! vi assicuriamo che è meglio della cannabis!

Come è nato il vostro rapporto longevo con il festival Ratatà?

Confesso. AMORE

Potete mandare un saluto per Macerata e il Ratatà?

Un saluto lo manderei, ma urlar forte dovrei, da Genova a Macerata ci vengo per la parata, e allora sai che c’è?chi pensa per sé, pensa triste o pensa per tre? ma i trentini selvaggi erano 33! e allora 33 abbracci porto con me, e se li becca chi c’è!c’è!

 

Michele Catinari