Intervista: Margherita Perugini

Fra i molti protagonisti di questa quarta edizione del Ratatà, che si terrà a partire dal 20 aprile fino al 23 aprile, troviamo anche lei: Margherita Perugini. Da abili ficcanaso abbiamo deciso di rivolgerle qualche domanda in modo da farla conoscere anche a voi. Enjoy!

Lei ha studiato design della moda al Politecnico di Milano e si è specializzata nella progettazione del tessuto in India. Mentre in biblioteca studiava le stampe floreali di William Morris, si è resa conto che la sua vera passione era l’illustrazione: “penso sia l’anello di congiunzione tra l’interesse per la letteratura e per il mondo dell’arte e design.” 

Stiamo parlando di Margherita Perugini, una new entry fra gli espositori del Ratatà. Prima di toglierci tutte le curiosità riguardo le sue creazioni e i progetti che vorrà mostrarci, conosciamola meglio. Che cosa appassiona Margherita Perugini?

Amo leggere, passo un sacco di tempo nelle librerie alla ricerca di una nuova storia in cui immergermi. Mi piace molto viaggiare, per lo stesso motivo. Ho un debole per l’arredamento scandinavo, per le palme e l’arte moderna.

Da esperti investiga-topi ci siamo concentrati sulla sua produzione artistica, cercando di decifrare come meglio possibile il suo stileQuali sono le sue tecniche preferite? 

Tutto ciò che è analogico, e in particolare penna, acquerello e china; uso il digitale solo per rifinire alcuni dettagli. Mi piace mantenere la spontaneità del gesto, anche imperfetto, con cui nascono i miei disegni; li trovo cosi’ più personali.

Quest’anno esporrà il progetto Hands on! /Mani in alto! stampato in vari formati, dal poster alla cartolina. Le sue creazioni sono nate come una sfida: un disegno al giorno, per tutto il mese di ottobre, seguendo il trend dell’Inktober (ideato da Jake Parker). Margherita ha deciso di focalizzarsi su un solo soggetto, ovvero le mani, utilizzandole come modello per rispondere ai temi che variavano di giorno in giorno (per esempio: velocità, amicizia, battaglia, volo, cambiamento…). “Sui social,” ci racconta, “è stato un piccolo successo, sono curiosa di vedere come viene recepito durante il festival“. Quali sono i messaggi nascosti fra quelle dita che si stringono, cambiano, si intrecciano fra loro?

Stavo già lavorando ai disegni delle mani e ho voluto sperimentarne la capacità espressiva. 

Qualcuno le ha interpretate come riflessione sui gesti che compiamo ogni giorno senza accorgercene, altri vedono solo delle manine inquietanti. Io penso che le mani siano un elemento estremamente simbolico, si possono plasmare in gesti e atteggiamenti che offrono una varietà di significati e interpretazioni.

O forse sono solo un’altra italiana che gesticola troppo.

Che sia una (de)formazione culturale o meno, le sue mani ci piacciono parecchio e vogliamo condividerne una piccola anteprima con voi.

 

MARGHERITA PERUGINI PER IL WEB

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