INTERVISTA: Libri somari

La storia della nascita di Libri somari è alquanto interessante. I due fondatori affermano di non essere stati molto pedissequi nello studio, preferendo accumulare note e assenze. Eppure vi siete incontrati e avete dato a un progetto niente male. Quale è lo stile che vi caratterizza e che vi rende differenti dagli altri? Quali sono le soddisfazioni dell’aver realizzato una idea del genere?

È vero che Libri Somari è nata in una dialettica con la pedagogia ma questa indisciplina che ci caratterizza non è mai stata il nostro desiderio. Ci siamo incontrati alla Scuola del Libro di Urbino, luogo dal quale siamo stati attirati per la sua fertilità. Dopo due settimane di assiduità e fedeltà a questa struttura ci siamo imbattuti negli orari scolastici. La durata del disegno ignora l’orologio. Dover tagliare ed interrompere questa durata per noi portava ad uno spreco. Non riuscivamo a giustificare queste interruzioni ripetute. Dovevamo reagire.

L’unico modo che abbiamo trovato era rubare questo tempo. Le assenze si accumulavano insieme ai disegni. Con lo stile non ci siamo mai confrontati. Abbiamo ognuno un linguaggio completamente diverso che nasce nell’esperienza solitaria del disegno. Libri Somari si potrebbe definire come un modo specifico di scrivere i fumetti. Questa specificità sorge nel montaggio proprio perché aspettiamo sempre di aver finito di disegnare per aprire questo spazio comune della composizione di un fumetto. Siamo soddisfatti di essere riusciti ad affidarci dello sguardo dell’altro e di essere stati complici nella fabbricazione di questi libri.

 Siete famosi anche all’estero? Nel caso, pensate di farvi conoscere pure fuori?

I libri esistono da un mese neanche. Ci piacerebbe viaggiare e condividere questi lavori.

Perché avete deciso di partecipare al Ratatà festival?

L’anno scorso siamo venuti al Ratatà per incontrare Emilio Varrà che si era proposto di presentare CavallinoRivista, un libro collettivo al quale avevamo partecipato. Siamo stati molto impressionati dalla forma di questo festival. Particolarmente i disegni esibiti nella mostra di Anke Feuchtenberger e lo spazio nel quale erano esposti ci hanno fatto molto eco. Siamo davvero increduli di poter partecipare quest’anno con i nostri lavori.

Potete mandare un saluto per Macerata e il Ratatà?

Siamo impazienti di venirvi a trovare.