Fra i molti protagonisti di questa quarta edizione del Ratatà, che si terrà a partire dal 20 aprile fino al 23 aprile, troviamo anche lei: Irek. Da abili ficcanaso abbiamo deciso di rivolgerle qualche domanda in modo da farla conoscere anche a voi. Enjoy!
Ora vi presentiamo Irene Marotta, in arte Irek. Lei è una ragazza che dopo aver portato a termine i propri studi si è dedicata anima e corpo all’espressione artistica che più le appartiene fino poi ad incontrare tecniche antiche, l’incisione e la fotografia analogica di cui si è follemente innamorata.
Tutto ebbe inizio durante una vacanza studio. Dopo aver portato con sé la sua prima fotocamera digitale compatta, scoprì questa sua passione per la fotografia che l’ha spinta poi ad intraprendere gli studi artistici.
Che importanza dai alla luce e ai colori?
La luce è essenziale per me, specialmente quella naturale del Dio Sole! Non amo utilizzare flash o luci da studio. Preferisco scattare all’aria aperta, stando a contatto con tutto ciò che mi circonda, e impostare la fotocamera ogni volta in base alla luce che il sole mi offre. I colori? Belli, dipende dalle situazioni e dai progetti fotografici che voglio realizzare. In alcuni casi sono fondamentali, in altri preferisco l’intimità e l’essenzialità del bianco e nero.
Quali sono le caratteristiche che contraddistinguono i tuoi progetti?
Quando penso ad un progetto, la prima cosa che mi chiedo è: che fotocamera analogica utilizzare? E soprattutto quale rullino? Devo dire che mi rimane molto difficile pensare ad un progetto utilizzando del materiale digitale , ciò non vuol dire che non scatti in digitale (anzi!), però l’analogico ha sempre un qualcosa di magico che mi invoglia e mi ispira di più. Mi piace molto sperimentare, e quello che amo di più della fotografia è l’imperfezione, quindi ancor meglio se il rullino è scaduto o caduto per “sbaglio” in un bicchiere di grappa o in lavastoviglie! Meglio ancora se posso manipolare una foto , come nel caso dell’emulsion lift delle foto che vedrete esposte durante la mostra mercato.
Avevi mai partecipato al Ratatà? Che cosa ti ha spinto a portare il tuo contributo?
L’ultima domanda, la più semplice! No, non avevo mai partecipato al Ratatà, però per i due anni che ho studiato a Macerata non ho mai perso un giorno di questo festival : allegro, pieno di colori e di gente che ha voglia di fare e di dimostrare ciò che sa fare, un’occasione per conoscere nuove persone e di imparare nuove cose. E’ grazie al Ratatà tra l’altro che mi sono avvicinata tra l’altro alla tecnica della Cianotipia, durante un workshop organizzato due anni fa, se non ricordo male. Quindi per questi motivi quest’anno mi sono detta “Perché no? Proviamoci!” ed eccomi qui, coinvolta fino al collo in questa nuova stupenda avventura!!
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