Intervista: Storie da non raccontare

Fra i molti protagonisti di questa quarta edizione del Ratatà, che si terrà a partire dal 20 aprile fino al 23 aprile, troviamo anche: Lara Caputo. Da abili ficcanaso abbiamo deciso di rivolgerle qualche domanda in modo da farla conoscere anche a voi. Enjoy!

 

Si comincia già difficile!
Riassumo il riassumibile: Lara Caputo, attualmente tuttofare in una
bellissima libreria/spazio dell’usato a Genova (Bookowski), grafica freelance e da un paio di anni ideatrice/curatrice del progetto “Storie da non raccontare”.

Dopo essersi presentata, iniziamo col chiederle quando, con quale scopo è nato “Storie da non raccontare” e di spiegarci la scelta di questo nome:

Il progetto “Storie da non raccontare” nasce come spesso accade ai progetti”collaterali” della vita; nei ritagli di tempo, di sera ecc… Il motore che ha creato il progetto è stata una sorta di liberazione della grafica da interpretazioni univoche, dai famosi virus che attaccano spesso la cultura estetica e che tendono a limitare la curiosità e la scoperta di nuove forme/linguaggi.

Nasce dunque il progetto, figlio ed evoluzione di un percorso di ricerca iniziato negli anni dell’università e portato avanti costantemente, di contaminazione di tecniche e saperi che si “mescolano” per dare vita a nuovi linguaggi visivi. “Storie da non raccontare” si presenta come una collana di nove albetti illustrati/fanzine autoprodotti, che uniscono lettere (testo nonsense), collage manuale, disegni a tecniche miste (appartenenti ad illustratori/grafici/artisti volutamente sempre differenti), il tutto assemblato/scambiato/inviato tramite il digitale.

Il nome “Storie da non raccontare” per darsi libera licenza di utilizzare parole e immagini che si concedono il lusso di voler raccontare, ma anche no, qualcosa, e là dipende anche dall’occhio di chi guarda.

Questo progetto viene descritto come “multidisciplinare in cui partecipano designer, illustratori e animatori da tutta Italia “. Parlarci più dettagliatamente di questo aspetto:

Il progetto incoraggia la “biodiversità” legata all’interpretazione visiva.
Un contenitore aperto alla partecipazione collettiva di saperi differenti e alla trasformazione di “forma” che le storie potrebbero subire; per adesso hanno avuto un output in forma cartacea, e per una di loro video (un cortometraggio in stopmotion che invito a vedere), ma le porte sono apertissime a nuove interpretazioni e collaborazioni, siano esse video/libri/cibo…tutto ciò che può essere nutrimento per gli occhi e magari non solo!

Iniziamo a questo punto a parlare nello specifico delle sue storie, di cosa trattano e di come vengono realizzate:

Le storie sono, come accennato prima, erbe spontanee che nascono senza preavviso dalla mia testa ahahah; e a posteriori , ho notato, abbastanza simili al pensiero nonsense (di cui ha largamente fatto uso Edward Lear ma non solo) ma quasi sempre frutto di riflessioni sul mondo, le relazioni ecc… La realizzazione avviene su tre livelli differenti, di testo (il primo passaggio) , il collage manuale bianco e nero (queste prime due fasi sono realizzate da me e consistono nella “traccia” da dove gli illustratori partono per realizzare l’ultima fase di disegno/illustrazione) e le illustrazioni a colori per cui gli artisti chiamati in causa hanno libertà assoluta di tecnica/colori ed altro, da liberare sulle varie doppie pagine: i risultati sempre diversi e sorprendenti danno vita ad albetti illustrati/fanzine di “gioco” e manipolazione tra colori, testi e fantasia.

Quali sono le caratteristiche che hanno in comune le tue opere?

La realizzazione a “tecnica mista”, i colori, il mixage di forme diverse che coabitano sullo stesso foglio, le mani diverse che intervengono…credo (ma mi rimetto nuovamente all’opinione di chi guarda).

E cos’è che ti ispira ?

I bambini, la natura, i libri, le storie degli altri, i sogni e gli incubi, i viaggi in treno.

A questo punto chiediamo a Lara di cosa trattano invece “I laboratori fantastici”. Quando, come sono nati ed il loro obiettivo:

I LABORATORI FANTASTICI, rappresentano una di quelle aperture del progetto a forme nuove, di cui parlavo prima; nasce come “naturale”evoluzione della forma cartacea delle Storie, e ha come intento quello di creare nuovi mondi attingendo al pensiero fantastico, presente in ognuno di noi e di cui spesso ci dimentichiamo. Mani volenterose e teste leggere per “giocare” con diversi strumenti e nutrire il pensiero divergente. In concreto ognuno compone una doppia pagina di una storia collettiva che poi viene unita alle altre per creare un piccolo albo illustrato/fanzine; forbici, colori, timbri, parole casualmente abbinate in bustine di carta, retini, rulli e vernici per sperimentare ed indagare le nuove forme possibili del “raccontare”.
I laboratori sono rivolti a bambini ed adulti (che spesso si sorprendono di loro stessi!) e vorrebbero avere un duplice obiettivo: essere un modo per consentire a tutti di affacciarsi alla rappresentazione visiva, per rendersi conto che è solo una forma diversa e spesso “più libera” di comunicare ed essere per me fonte di ricerca di nuovi percorsi grafici e linguistico/narrativi.
L’intervista si conclude parlando del Ratatà, le chiediamo se è stata a qualche edizione e di commentare l’evento:
He…una nuova avventura di cui, per adesso, ho solo sentito parlare e chi ha parlato mi ha facilmente convinto a partecipare! Per adesso sento molto cuore, che credo sia l’unico motore per spostare le montagne, quindi…mi fido e mi aggrego con gioia ahaha
STORIE DA NON RACCONTARE